Partendo dal presupposto che non tutti i manufatti in legno che si trovano in ambienti esterni hanno la stessa durata nel tempo, in questo articolo cominciamo a distinguere le essenze che si possono utilizzare.
Ci sono le conifere, in cui, in una scala che va dal meno durevole al più durevole, troviamo l’abete, il pino e il larice; le caducifoglie, quelle impiegate più frequentemente in questo settore sono il castagno e la robinia, che sono molto resistenti agli agenti atmosferici, ma abbastanza difficili da lavorare e da reperire a livello commerciale.
Una volta che si è scelto il tipo di legno è bene specificare che ci possono essere notevoli differenze qualitative all’interno della stessa specie, a seconda che si tratti di prima, seconda o terza scelta e ancora dalla provenienza.
In questi anni di esperienza nell’ambito degli elementi d’arredo per i parchi e le aree verdi riteniamo che l’abete sia in linea di massima poco adatto, se non quando ampiamente protetto dagli agenti atmosferici diretti; il pino silvestre, nella sua versione impregnata in autoclave, può essere una buona scelta, a condizione che si usi un materiale di altissima qualità e di provenienza ampiamente certificata. Per gli impieghi strutturali, poi, è sempre meglio impiegare il pino lamellare impregnato in autoclave.
In molte situazioni oggi larice rappresenta, a nostro giudizio, la migliore soluzione per molteplici usi:
– ha un ottimo rapporto tra qualità, reperibilità e lavorabilità,
– è piuttosto resistente nel tempo,
– ha un apprezzabile aspetto visivo (colore, venatura)
– è un legno nostrano e tipicamente alpino.
Il legno di castagno, altra essenza locale caratteristica, rappresenta un’ottima soluzione per la durezza del materiale e per la sua durata in ambienti esterni grazie alla presenza di tannini, ma è soggetto a fessurazioni e torsioni e, in linea di massima, più difficile da lavorare.